1. Giuseppe R. Brera Medical Science and Health Paradigm change
2. Giuseppe Rodolfo Brera From science to the person centered health : the Person Centered Health Paradigm
3 Piermario Biava The role of the epigenetic code in tumor cell reprogramming: first clinical results in cancer, neurodegenerative diseases, psoriasis and in preventing senescence
4.Patrizia Pasanisi Epigenetics and nutrition quality : change of the paradigm in prevention and therapy
5 Paolo Lissoni From Hegel to Psycho-neuro-endocrine-immunology (PNEI).
6.Richard Fiordo Medical Advances vs. Stalemates: The WHO’s Communication of the Medical Status .Quo from a Person-Centered Approach to Medicine
7 Ettore Ruberti The paradigm change of research against malaria
8 Vito Galante Medical counselling with oncological patients
9 Aldo Zanon Person-centered medicine in clinical work with teenagers and children
10 Imer Paolo Callegaro The Flow-chart of Health and the Flow-chart of Health Education
11 Aldo Zanon Health education project : the emotions and sexuality according to person-centered health and medicine
12 Mariangela Porta Person Centered obstetrical-gynecological counseling with adolescents: application fields
13 Claudio Violato Growth of Medical Competence: Direct Observation of Students during Third Year Clinical Clerkships
14 Giuseppe Rodolfo Brera Reliability and validity of Person Centered Medicine Clinical Method for a Person and People Centered Care: a survey on 144 clinical reports of physicians prepared to apply Person Centered Clinical Method to adolescents from the Academic Year 1997 to 2002 at the Milan School of Medicine of the University Ambrosiana
15 Giuseppe Rodolfo Brera The change of the Medical Education Paradigm Educational Workhop on Person Centered Medicine Clinical Method
16 Beata RusieckaThe noetic choice. The noetic approach in psychotherapy and medicine
17 La Charte Mondiale de la Santé-The World Health Charter
18 AGREEMENT DECLARATION TO CHANGE THE MEDICAL SCIENCE AND MEDICINE PARADIGM
LEARNING AND TEACHING CLINICAL SUPERVISION AND RESEARCH
The Milan School of Medicine ,world leader in Medical Education and clinical teachers’education in Person Centered Medicine, organized the 1st International Summer School in Clinical Supervision and Research on 3-8 September 2018-Viareggio,Italy (Toscana)
The Course will be directed by prof.Giuseppe R.Brera and Claudio Violato
information request: summerschool@unambro.it
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La Scuola Medica di Milano dell’Università Ambrosiana, leader nel mondo per la formazione dei medici e dei docenti in medicina all’isegnamento della Medicina centrata sulla persona, ha organizzato la prima scuola estiva internazionale in Supervisone clinica e di ricerca.
Il Corso, condotto dal prof.Giuseppe R.Brera e dal prof.Claudio Violato si terrà a Viareggio dal 3-allo 8 Settembre 2018 a Viareggio
Il progetto anti-malaria (ANTI-MALARIA -PROJECT) della Scuola medica di Milano, messo a punto dal prof.Ettore Ruberti e dal prof.Giuseppe R.Brera e presentato formalmente il 15 Ottobre 2017 a Milano, presso il Convegno Internazionale,
è stato oggetto di un accordo con l’ENEA per la sua realizzazione.
Il progetto cambia il paradigma di ricerca sulla prevenzione di un’epidemia che causa ogni anno centinaia di migliaia di morti, sopratutto sotto i cinque anni e che oggi si affaccia all’Europa attraverso l’immigrazione
Il 10. Aprile 2018 prof.Carlo Barbieri,Direttore del’Istituto di storia dell’Aeronautica Italiana dell’Università Ambrosiana ha tenuto una conferenza sulla spedizione Nobile per il il 9o° Anniversario, presso il Circolo Giardino di Milano.
Lo stralcio di alcuni e significativi dati dal rapporto ANVUR 2016 (istituzione parassitaria centrale che ha sostituito il valente Osservatorio Universitario istituita da Mussi e realizzata da Gelmini), istituente l’idea fallimentare del controllo statale e centralizzato della qualità-mentre dovrebbe essere fatto dagli stessi enti universitari e da istituzioni private certificate dall’ENQA europeo, conferma in modo drammatico il fallimento previsto della riforma universitaria del 2010. La filosofia statale non autonomizzante le Università è sbagliata. I concorsi abilitanti alla ricerca e all’insegnamento istituiti e la premialità di stato sono semplicemente demenziali e paralizzano lo sviluppo del sistema impedendo che regioni e università migliori si differenzino secondo la loro qualità innovativa in rapporto alle rette e con un diritto allo studio esteso che dia un reale potere di scelta agli studenti.[1]
Questa situazione si è determinata perché CRUI e CUN sono stati sempre conniventi a rinforzare un sistema parassitario in cui i ruoli accademici sono vitalizi per la pensione.
1.Calo immatricolati
2001
307.066
2015
275.066
Basso numero di laureati
“Nel 2014 tra la popolazione in età compresa tra i 15 e i 64 anni, la quota di laureati in Italia era pari al 15,0% a fronte di una media UE a 27 paesi del 26,1%. Rispetto ai principali paesi europei il ritardo era pari a 27 punti percentuali dal Regno Unito, 17 dalla Spagna, 15 dalla Francia e 8 dalla Germania. Nella fascia d’età 25-34 anni, grazie alla generale crescita dei livelli di istruzione nel paese, l’incidenza dei laureati è nettamente più elevata, 24,2%, ma la distanza dalla media europea (37,3%) è ancora più marcata. In questa fascia di età il ritardo è contenuto rispetto alla Germania (4 punti percentuali), ma ampio rispetto al Regno Unito (22 punti), Francia (21 punti) e Spagna (17 punti). Si registra tuttavia un aumento del numero dei laureati del nuovo ordna (Triennale-magistrale-ciclo unico dal dal 2010 al 2015 con un aumento da 269.123 a 296.669 unità, aumento imputabile soprattutto alle triennali mentre le lauree magistrali e a ciclo unico sono rimaste pressohè costanti. ( 211.125-216.630)
In Lombardia i laureati dal 2011 al 2014 sono cresciuti solo dello 1,2% ( da 50112 a 54963) in Veneto da 20303 a 22 339 (0,3%) nel centro e nel mezzogiorno il n dei laureati è diminuito.”
Abbandoni al 2103: 13,9 %
Disoccupazione a un anno lauree triennali: 34%
Magistrali 30%
Ciclo unico: 51%
Aumento tasso disoccupati post-laurea (a un anno)
2011
2014
Italia
7,93
12,65
Area Euro
10,99
11,61
Unione Europea
9,65
10,22
USA
8,35
6,16
laurea
Disoccupati a 1 anno
A 5 anni
triennale
34%
nd
Magistrale
biennale
30%
14%
Mag. ciclo unico
51%*
13%
*Non tiene conto di percorsi formativi retribuiti
“Considerata la condizione occupazionale di laureati triennali, laureati magistrali biennali e laureati magistrali a ciclo unico si registra una ridotta variabilità del tasso di occupazione ad un anno dal titolo. Nello specifico, per i laureati triennali (che per il 54% proseguono gli studi con la laurea magistrale) si registra un tasso di occupazione pari al 66%, che sale a 70% per i laureati magistrali biennali e si attesta al 49% per i laureati magistrali a ciclo unico (ovvero i laureati in architettura, farmacia, giurisprudenza, medicina, veterinaria). Per questi ultimi i dati sono parzialmente alterati dalla partecipazione ad una formazione non retribuita e propedeutica all’avvio delle carriere lavorative professionali (ad esempio, praticantati, specializzazioni, tirocini). Tuttavia, se si considerano nel calcolo degli occupati anche coloro che sono impegnati in attività formative retribuite (definizione di “occupato” data dall’Istat nell’indagine sulle Forze di Lavoro), allora si ottiene un netto miglioramento delle performance occupazionali dei laureati a ciclo unico.”
“ I laureati italiani presentano un tasso di occupazione di 16 punti percentuali in più rispetto ai connazionali in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore (57 contro 41%; Eurostat, 2015). Segnali positivi ci sono anche sul fronte del guadagno, che premia sempre i 25-34enni con titoli di studio superiori (OECD, 2014): nel 2010 il premio retributivo di una laurea rispetto ad un diploma di scuola secondaria era pari a 25%. Si tratta tuttavia di un dato contenuto rispetto a quello rilevato per Francia, Germania e Regno Unito (rispettivamente +45% +49% e +53%) e spiegabile con il fatto che la realtà lavorativa italiana è caratterizzata da tempi più lunghi di inserimento e di valorizzazione professionale
Efficacia laurea primo livello: diminuzione di 13 punti dal 2006
Rapporto Investimento UR/PIL
Media OCSE 1,6
Italia : 0,9
In rapporto al prodotto interno lordo (PIL), la spesa in istruzione terziaria è in Italia lo 0,9%; 0,60 punti percentuali al di sotto della media dei paesi OCSE e inferiore a quella di tutti i principali paesi. Lo scarto in termini percentuali è del 40%, maggiore dello scarto stimato per la spesa per studente. Tra il 2008 e il 2012 l’incidenza sul prodotto si è ulteriormente ridotta in misura superiore alla media dei paesi OCS
7.Spese del sistema universitario italiano
“Le uscite tratte dai bilanci riclassificati sono state aggregate nelle seguenti macrovoci: P. Spese per il personale(amministrativo e docente), F: Spese per il funzionamento, S Interventi a favore degli studenti(borse di studio e altri interventi), On Oneri finanziari e tributari, AS Altre spese correnti, ABD Spese per l’acquisizione e la valorizzazione di beni durevoli, EM Estinzione mutui e prestitie T Trasferimenti.”
P
F
S
On
AS
ABD
EMP
T
Totale
2010
8449,6
1597,4
1284,0
175,6
207,9
794,4
138,3
223,3
12.073
2104
7420,9
1580,1
1270.9
173,2
131,6
802,8
248,6
297,9
11.916
La tabella conferma il fallimento della riforma Gelmini, come ampiamente previsto e illustrato nel saggio di Giuseppe R.Brera “Istituzione del Federalismo scientifico e universitario (2010)
“Nel 2012 la spesa per studente in Italia è stata di 10.070,68 dollari in termini di parità di potere d’acquisto (PPA), il 33% in meno rispetto alla media dei paesi OCSE, circa il 35% in meno di paesi come Francia, Belgio, quasi il 50% in meno dei paesi del Nord Europa e circa il 60% in meno del Regno Unito e degli Stati Uniti.
Rispetto alle fonti di finanziamento, in Italia, la quota di spesa a carico del settore pubblico è scesa a livelli inferiori alla media dei paesi OCSE. Muovendo da valori superiori all’80% a metà degli anni novanta, la quota coperta dal finanziamento pubblico è progressivamente diminuita al 66,0% del totale nel 2012, contro valori medi del 69,7% per i paesi OCSE e del 78% per i paesi dell’Unione europea. Tale trend decrescente, comune a molti paesi, è stato in Italia particolarmente marcato, determinando, una progressiva divergenza rispetto a paesi dell’Europa continentale come Francia e Germania (figura I.2.1.4). Specularmente, con il 26,5%, la quota della spesa sostenuta direttamente dalle famiglie per gli studi universitari è in Italia la più alta tra i paesi dell’Unione Europea qui analizzati dopo il Portogallo
Diminuzione entrate totali per studente per ripartizione geografica 2008-2014
Entrate
NO
-10,2
NE
-5,1
C
-4,3
Sud e isole
+0, 3
“ 2014 per effetto congiunto del calo dei finanziamenti, della revisione dei meccanismi di assegnazione e della dinamica degli iscritti, lo scarto dalla media si è ridotto per gli atenei del Mezzogiorno, si è ampliato per il Centro. Gli atenei del Nord, da un ammontare di poco superiore alla media sono scesi a valori al di sotto della media nazionale”
L’introduzione del finanziamento perequitativo su gettito fiscale del territorio penalizza ulteriormente il Nord . Le università Lombarde sono a quota zero. In Lombardia i laureati dal 2011 al 2014 sono cresciuti solo dello 1,2% ( da 50.112 a 54.963) in Veneto da 20.303 a 22 .339 (0,3%) nel centro e nel mezzogiorno il n°dei laureati è diminuito.
Diminuzione spese per studente regolare e docente Nord Ovest-Nord Est e Italia 2008-2014 dati in %
Studenti
Studente
Docente
NO
-16,9
+3,9
NE
-6,5
+12,7
CENTRO
-7,4
+1,5
SUD
-1,2
+2,8
ISOLE
+11
+7,4
I dati confermano che il sistema non investe sugli studenti, che pur ha visto aumentare le entrate contributive alle Università da parte degli studenti che non vedono un ritorno. Alla diminuzione di docenti invece corrisponde un aumento delle spese. Si nota la sperequazione Nord/Sud e Isole nelle spese per studente.
Riduzione investimenti per diritto allo studio in Italia : 2009-2015: -21 %
2007
2014
NO
84.594.858
71.637.207
NE
80.473.884
103.887.121
Sebbene gli studenti abbiano determinato un aumento delle entrate contributive (tasse) alle Università, queste non sono ritornate a loro. Le spese di funzionamento delle Università italiane (1580,1) e le spese di acquisizione dei beni durevoli (802,8) sono superiori al diritto allo studio !
Appare comunque in materia una differenza netta tra Lombardia e Veneto.
Diminuzione ricercatori di ruolo
2000 19.692
2015 17.444
Il meccanismo istituzionale statale per abilitazione già alla legge di riforma Zecchino del 2000 impedisce l’entrata diretta nelle Università dei ricercatori. Lo stato vive sullo sfruttamento degli assegnisti ,anche per ruoli didattici .La CRUI e il CUN sono stati sempre conniventi. I docenti, dipendenti statali, senza di fatto alcun merito incentivante, condividono una situazione di comodo. a stipendio sicuro anche se non aggiornati o psicopatici. In Medicina ad esempio non c‘è un docente statale formato all’insegnamento della clinica e l’unico dipartimento per la formazione del medico esistente in Italia dal 2005 è dell’Università Ambrosiana-libera Università di Milano.
Nel nostro paese i riceratori sono due volte meno di Francia e Inghilterra, quattro volte meno della Germania, 9 volte meno del Giappone, 13 Volte meno degli USA.
12.Fuga dei talenti
Nel 2015 sono fuggiti all’estero 27.000 diplomati e 24.000 laureati contro i 3000 del 1990. Come ha messo in luce Benedetto Coccia nella ricerca “Le migrazioni qualificate in Italia”[4] questo è dovuto all’alto tasso di disoccupazione, alla mancata occupazione nei ruoli coerenti.
La drammatica situazione riflette in generale la politica universitaria demenziale su Università e ricerca che risale al Governo Prodi (Legge Prodi-Bassanini 1988) e che ha trovato purtroppo sponda in ministri dell’Università e Ricerca, non adeguati , e da una istituzione inutile, sterile , parassitaria e fuori legge (MIUR).
La situazione universitaria italiana riflette una politica stolta e ignorante a sfavore dei giovani e dello sviluppo, cristallizzata dai governi Monti-Letta- Renzi-Gentiloni,cha fanno della cultura, motore di uno sviluppo che deve nascere prima di tutto dalla qualità delle persone, il fanalino di coda, non la luce principe.
Il fallimento si commenta dai dati ed è il risultato della sommatoria di leggi scellerate, (Prodi-Bassanini Berlinguer ,-1998, Zecchino 2000, Gelmini 2010) che hanno avuto un solo scopo: il costituire un sistema parassitario , statalista centrato sulle istituzioni e non sulle istituzioni a danno degli studenti-condannati a migliaia all’esilio scientifico- e dei ricercatori e dei docenti non parassiti.
E’necessario una legge quadro che cambi radicalmente il sistema centrandolo sul merito e la responsabilità della persona, non dell’istituzione e dia potere agli studenti costituendo un vero diritto allo studio, come appare dal disegno di legge del prof.Brera.
[1] Giuseppe R. Brera Il Federalismo universitario e scientifico. Ed. Università Ambrosiana 2010
[2] Dati tratti da ANVUR- Rapporto integrale sullo stato del sistema Università e ricerca 2016
[3] Giuseppe R.Brera Analisi dei dati ANVUR- Rapporto integrale sullo stato del sistema Università e ricerca 2016.-2017
[3] Benedetto Coccia Le istituzioni qualificate in Italia, Ed Istituto di studi politici S.Pio V ,2016